venerdì 18 marzo 2016

Ascoltiamo i nostri figli quando giocano da soli

Se per un adulto vale quanto detto da Oscar Wilde (“L'uomo è poco se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità”), per un bambino potremmo sostituire “la maschera” con i suoi peluche per ottenere lo stesso risultato.

Giocando da soli con i lori pupazzi, bambolotti, macchinine, dinosauri o supereroi, i bambini mettono in scena delle dinamiche, dei dialoghi e degli atteggiamenti che ogni genitore dovrebbe ascoltare. 
Perché quel gioco ci dice molto di loro, di quello che provano, di quello che pensano, di quello che stanno vivendo in quel periodo. Spesso, ascoltarli in quel momento di gioco solitario vale molto di più delle risposte che potremmo ricevere con le nostre domande.
Se non ci avete mai fatto caso, provateci. Potrebbe essere illuminante.

mercoledì 9 marzo 2016

Più fogli bianchi per i nostri figli


Qualche tempo fa mi sono reso conto che spesso veniva chiesto a mia figlia, anche da me, di colorare dei disegni prestampati facendo particolare attenzione a non lasciare spazi bianchi e a non andare fuori dalle righe.
Questo faceva sì che quando si trovava di fronte a un foglio bianco da disegnare secondo la sua ispirazione del momento, lei si bloccava. Sembrava non avere idee. E se poi iniziava a disegnare, già dopo i primi tratti di matita, diceva che non le piaceva e voleva cancellare tutto.
Se non li abituiamo sin da piccoli a muoversi in uno spazio vuoto che possono riempire a loro piacimento, ma solo all'interno di righe già stabilite da altri, sarà veramente difficile che prendano da soli l'iniziativa e sarà normale che cerchino spazi prestabiliti entro i quali stare.
Inoltre, ai loro occhi apparirà sicuramente più bella un'illustrazione di un libro rispetto a quello che potrebbero mai disegnare loro.
In realtà per un bambino disegnare è un'attività che viene quasi naturale. Tutti sanno cosa succederebbe alle pareti di una stanza lasciata in balìa di un bambino con dei pennarelli.
Perché disegnare, e forse è qui l'equivoco, non significa “fare un bel disegno”. Disegnare vuol dire esprimersi, liberare la propria fantasia e usare la libertà di rappresentare quello che si vuole.
Ma, si sa, anche alla fantasia e alla libertà bisogna essere abituati.
Quindi, più fogli bianchi per i nostri figli.

martedì 1 marzo 2016

Le confidenze dei figli

Le confidenze dei figli vanno prese quando arrivano. Colte al volo. Sono treni che passano e non devi farteli scappare. Sono brevi apparizioni alle quali ti viene data l'opportunità di assistere. Sono una porta che si apre di un piccolo spiraglio e solo per un breve magico momento.
Perché le confidenze non arrivano mai in seguito a domande come “C'è qualcosa che non va?” o “Va tutto bene?”. Le confidenze rifuggono dalle risposte, non è il loro luogo ideale. Si nascondono in frasi che iniziano da chissà quale argomento o in incisi di discorsi normali. Arrivano quando vogliono, quando meno te lo aspetti, quando non sembrerebbe neanche essere il momento giusto.
L'unica cosa che possiamo fare è farsi trovare pronti. Che sia mattina presto, che sia tarda notte, che si stia uscendo di corsa, che si stia mangiando, che si abbia la testa piena di pensieri o assolutamente vuota, che si aspettasse quel momento in chissà quale altra forma.
Da figlio posso confermare come sia assolutamente vero che le confidenze vadano prese quando arrivano. L'essere sempre stato poco loquace come figlio mi ha dato la consapevolezza di non aspettare risposte dirette e immediate alle mie domande e la certezza di dover stare solo pronto ad ascoltare.
Perché le confidenze dei figli vanno prese quando arrivano.