martedì 26 luglio 2016

L’amore ha bisogno di personalizzare la realtà, anche quello tra padre e figlia.

In questi giorni di ferie nei quali posso godermi a pieno la mia famiglia, mi sono reso conto come ogni tipo di amore, compreso quello tra genitori i figli, tenda spontaneamente a cercare di personalizzare la realtà, per renderla unica per quel rapporto. 
 
Lo scopriamo da amici, quando alcuni gesti o parole richiamano esperienze esclusivamente personali e che possono essere comprese solo da chi le ha vissute direttamente ed insieme.   
Lo vediamo da fidanzati, quando scegliamo nomignoli per avere un nostro riferimento unico di coppia. Il nome vero vale per tutto il resto del mondo, quello solo per noi.
E' così anche per i genitori ed i figli.
Con mia figlia, mi capita di usare riferimenti a film che abbiamo visto insieme, l’ultimo “Dragon Trainer 2” (e poi dicono che alla bambine non piacciono i draghi o i cavalieri). Cambiare appena l’espressione del visto per richiamare animali che abbiamo visto nel nostro viaggio. Indicare una piccola cicatrice per ricordare una particolare caduta. O scoppiare a ridere alle prime parole di una frase, senza neanche bisogno di terminarla, sapendo bene dove si vuole andare a parare.
Non faccio esempi più concreti perché, ovviamente, non li capireste :)  

giovedì 14 luglio 2016

Perché contiamo fino a 3?

Lo abbiamo sentito dire centinaia di volte quando eravamo piccoli e noi ed adesso lo riproponiamo ai nostri figli quando non vogliono darci ascolto.
Conto fino a 3…
Ma perché proprio fino a 3?
Ci pensavo proprio qualche sera fa quando era il momento di andare a dormire e mia figlia non voleva scendere dal divano.
Sembra quasi una recita condivisa. Perché poi, alla fine, quando si arriva al 3, nel 99% dei casi, noi genitori otteniamo quello che vogliamo.
Forse lo sappiamo già, che poi ci daranno ascolto. E per questo minacciamo chissà quali sciagure o punizioni allo scadere del numero 3.
Anche loro lo sanno già. Ma si godono questo piccolo successo, di non averci assecondato subito e di aver ottenuto questa dilazione di ben 3 secondi.
Perché di solito, poi, il conteggio avviene molto lentamente 1… 2… 3… Quasi che noi stessi avessimo paura “E se dopo il 3 non succede niente?” Poi bisogna dar seguito alla minaccia. Temiamo l’arrivo del 4.
Sono quei 3 secondi che servono per arrivare a più miti consigli. Non uno di più né uno di meno.
Il genitore fa 3 bei respironi che lo calmano, 5 sarebbero troppi e tornerebbe il nervosismo per non essere stato ascoltato subito alla prima.
Il figlio vive i suoi 3 secondi di potere e di gloria. Probabilmente se si arrivasse fino a 10 si annoierebbe lui stesso.

mercoledì 6 luglio 2016

I genitori sanno urlare anche solo con il labiale.

Da genitori lo facciamo tutti. 
Quando in un luogo pubblico, in mezzo ad altra gente, con nostro figlio, abbastanza distante da non sentirci ma sufficientemente vicino da vederci, gli ribadiamo una cosa senza urlare ma semplicemente ripetendola a voce bassa, scandendola bene con il labiale, accompagnandola da espressioni severe degli occhi e con gesti inequivocabili delle mani.
 
Domenica scorsa ero a bordo piscina. A pochi passi da me un papà con l’asciugamano in mano ordinava perentoriamente alla figlia di uscire dall’acqua dopo l’ennesimo richiamo. In mezzo a tante gente, con un’assordante musica latinoamericana in filodiffusione, vedere quel papà "urlare" senza emettere un suono dalla bocca ma dandone evidenza con la mimica del viso e del corpo mi ha fatto veramente sorridere.
Decisamente un’interpretazione da oscar.