giovedì 31 agosto 2017

L’inno di Pieraccioni alla pedata nel culo ai figli e quella strana nostalgia degli sculaccioni.

Sta girando in questi giorno l’appello di Pieraccioni che può essere riassunto in “Genitori di tutto il mondo uniamoci per tornare ai calci nel culo”. Il tema, trattato con la sua solita ironia e simpatia, riguarda la vita reale di tutti i giorni, la sua in quanto babbo, quella di tutti i genitori ed anche la mia, in quanto babbo a mia volta.

Credo che l’appello riguardi più una pedata nel culo a tutti i genitori, affinché aprano gli occhi su quello che sta succedendo nel loro rapporto con i figli. Però, leggendo tra le righe del post, i vari commenti dei lettori, e le tante condivisioni, mi sembra che ci sia una grande nostalgia del quel periodo degli sculaccioni che da figli abbiamo subìto e che da genitori non vogliamo, o semplicemente non possiamo ammettere, attuare nei confronti dei nostri figli.
Non vorrei che ci sembrasse di aver perso il nostro turno di rivalsa. Abbiamo subìto pensando che un giorno sarebbe venuto il nostro turno ma quel turno non è mai arrivato e ci hanno tolto dalle mani uno strumento facile facile per rapportarci con i nostri figli. Perché è in fondo quello che rivendichiamo, la facilità dello strumento. Vuoi mettere com’è facile chiudere, o non far neanche iniziare, una discussione con un bambino con un sonoro sculaccione? Se all’occhio severo segue lo sculaccione, che proprio piacevole non è, al prossimo occhio severo non ci sarà bisogno neanche di arrivare allo sculaccione. In un lampo saranno finite tutte le discussioni. Siamo sinceri, quello che temevamo da piccoli, non erano gli occhi severi dei nostri genitori, ma quello che sarebbe potuto arrivare dopo. Quello era solo un avvertimento.

Eppure abbiamo uno strumento tanto piccolo ma anche tanto potente, intorno al quale vorrei che noi genitori ci unissimo davvero: il “NO”
Un “NO” fermo e deciso. Che nostro figlio sappia che rimarrà tale e non diventerà un “Sì” dopo poco per farlo stare zitto e per non starlo più a sentire. Sia che pianga, che urli o che si rotoli per terra.

martedì 22 agosto 2017

Gli occhi della tigre non si passano in eredità

La costruzione della nostra personalità nel corso della vita è un processo così complesso ed influenzato da tantissime variabili, con pesi e modi diversi, che è praticamente impossibile ipotizzarlo a partire anche da qualsiasi contesto. Lo dimostrano i fratelli che, apparentemente cresciuti in una stessa famiglia e con gli stessi genitori, sviluppano modi di essere e di pensare molto diversi. Per quanto si voglia influenzare, e si tenti di farlo, idee e personalità di un bambino che sta crescendo non vi è alcuna certezza del risultato nonostante psicologi e scienziati sociali cerchino di darci delle indicazioni di massima.

Mi trovo spesso a parlare con mia figlia, anche iniziando a confrontarci ed a fare i primi ragionamenti su temi più “da grandi”. Mi rendo conto quanto il mondo che vive, e che vivrà mia figlia, sia diverso da quello della mia infanzia, anche se con tanti tratti comuni che sono quelli che porto io, in quanto fanno parte di me, nel mio rapporto con lei.

Alcune volte mi rendo conto che certe parole che rappresentano dei valori molto importanti per me sembrino solo parole astratte. Un po' per l'età, un po' perché, certe parole, ognuno deve riempirle da solo. Magari noi genitori possiamo aggiungerci qualcosina del nostro ma sono loro a dover mettere la quantità maggiore. Credo, infatti, che i veri significati derivino principalmente dalle sensazioni che derivano da quello che abbiamo vissuto direttamente al di là delle letture che possono darci altri.